Abbiamo visto, già nell’educazione di base, l’importanza che riveste il comando “fermo” per la salvaguardia dell’incolumità del proprio cane.

Di solito il “fermo” viene associato ad altri comandi come “seduto” o “terra“, che facilitano la necessità di calmare il proprio cane, e non si protrae per più di qualche secondo, spesso con la vostra presenza fisica. Ma cosa succede se, dopo aver impartito l’ordine, ci allontaniamo? O se qualche stimolo esterno e inatteso (un altro cane, un gatto..) sopraggiunge?

E’ possibile fare in modo che il nostro amico resista e segua il comando? SI! A patto che si riesca a lavorare sulle tre “componenti D“: distanza, durata e distrazioni.

Lavorare sulla distanza che ci separa

La nostra presenza durante un esercizio rappresenta uno degli stimoli più importanti per un cane. Il desiderio di compiacerci, di sentire la nostra voce lodarlo per quel che ha fatto o, semplicemente, notare i movimenti del corpo che denotano approvazione, fanno sì che il nostro migliore amico resti fermo lì dove gli abbiamo detto di stare.

La prima cosa su cui lavorare, contrariamente a quel che pensate, non sarà l’allontanarci. Al contrario, modificheremo una sola componente rispetto al classico esercizio: distogliere lo sguardo. Se adesso il cane ci osserva per avere conferma che quel che fa sta andando bene, dovremo essere certi che capisca che il nostro comando ha soltanto quel significato.

Come fare allora? Prima di tutto decidete se, per come intendete il comando, il cane debba restare in quella posizione OPPURE possa anche cambiarla, a patto di non spostarsi.

Dopo aver deciso guardatelo di sottecchi, e se si muove ditegli che non va bene e ripetete il comando, premiandolo ogni volta che riesce a restare in posizione.

Quando sarete certi che abbia interiorizzato il comando potrete iniziare ad ampliare la distanza, magari allontanandovi o girando un angolo (se siete in casa) per poi tornare indietro.

Qui ciò che state tentando di far capire al vostro amico è che se anche resta fermo voi tornerete da lui, migliorando in questo modo il vostro rapporto di fiducia.

Incrementare la durata del fermo

La seconda componente su cui lavorare è il tempo. Per quanti secondi resta fermo? se eravate partiti dal semplice “fermo” avrete già notato un considerevole aumento dei secondi di gestione del vostro amico, e sarete probabilmente a circa 30 secondi (dal comando fermo al momento che vi allontanate, girate un angolo, fate passare qualche secondo e poi tornate). Ma come estendere ancora questo limite? E fino a quanto spingersi?

Iniziamo con il dire che pretendere che un cane resti fermo per 10-20 minuti è pura follia. Bisogna invece lavorare sul limite, che è proprio di ognuno. E’ un concetto simile a quello della palestra. Non potete pretendere che l’istruttore vi dica quanto sollevare o per quanto tempo correre; siete voi che dovrete cercare di spingervi oltre il vostro limite. Lo stesso vale per il cane.

Quando lavoriamo sul limite ci dobbiamo concentrare solo su quello. Quindi non pretendete di allontanarvi nè di fargli fare altro. Potete (ed è consigliato) variare la vostra posizione affinchè non sia sempre frontale al vostro amico, ma a parte questo non dovete mettere altra carne a cuocere.

Variate la difficoltà

Può capitare che, dopo un po’ di tempo e di progressi ottenuti, il cane decida che questo gioco (perchè, ve lo ricordate, parliamo sempre di un metodo gentile di educazione) lo ha stancato. Pretendere che continui a prolungare il tempo da fermo sarebbe inutile oltre che deleterio. In questo caso cercare di ridurre i tempi, così che la “viva” come un’attività facile.

Aumentare le distrazioni

E’ la parte più complessa, non solo per la tipologia di distrazioni da mettere in campo (e la loro organizzazione) quanto per la gestione del cane. Il comportamento in ambiente controllato è sempre vanificato quando ci si porta “sul campo” proprio a causa delle distrazioni.

Riuscire a fare in modo che il proprio cane ci ascolti nonostante le distrazioni rappresenta uno dei traguardi più difficili (e soddisfacenti) di un educatore. Per poterlo raggiungere occorre metodo, pazienza e tempo. Vediamo quindi come introdurre man mano delle distrazioni.

In un ambiente controllato chiedete al vostro cane di restare fermo, poi tirate fuori una distrazione di poco conto e attendete che non si muova. DOPO aver nascosto la distrazione dategli il libero e premiatelo. Lo scopo è che capisca che il premio arriva quando non si muove.

Per capire meglio “le regole del gioco” quando si parla di una distrazione che conta poco per il cane stiamo parlando di qualcosa che non lo fa impazzire. Quindi una scaletta possibile sarà:

  • un oggetto che al cane dice poco
  • un gioco
  • un premio (wurstel o altro)
  • bambini
  • altri cani

Anche qui valgono le stesse regole che abbiamo detto prima. Non forzate il cane e, se dopo un po’ dovesse essere stanco, variate il tempo dell’esercizio.