E’ ormai pratica diffusa servirsi dei cani per azioni di ricerca, e questo vale sia per gli aeroporti che per le stazioni postali. Meno pubblicizzati invece sono quelli ad uso strettamente militare, come i cani per la ricerca di mine ed esplosivi.

L’esercito americano ne ha fatto ampio uso negli ultimi conflitti, in particolare durante l’operazione Enduring Freedom in Afghanistan.

Il protocollo prevede che, una volta rientrati in patria, i cani debbano essere reintegrati ed assegnati a delle famiglie che siano in grado di mantenerli. Una pratica solo in apparenza semplice, dal momento che – al pari dei loro accompagnatori – molti cani soffrono di sindrome post-traumatica e che il loro reintegro è estremamente dispendioso.

La soluzione adottata dall’esercito USA è stata quella più economicamente vantaggiosa e, inutile dirlo, la meno giusta per i soldati a quattro zampe. Sono semplicemente stati dimenticati, “protetti” da un ginepraio organizzato che ha reso la loro adozione a dir poco difficile. In pochi casi sono stati assegnati a famiglie inadatte a tenerli (con bambini piccoli), nella gran parte dei casi lasciati soli.

A far venire il tutto alla luce sono stati gli stessi soldati, che hanno chiesto di essere messi a conoscenza della sorte dei commilitoni a quattro zampe. Non riuscendo ad avere risposte esaustive – e in alcuni casi non avendo proprio notizie dei cani – si sono impegnati per trovarli. Ben 13 sono stati accolti dai loro ex accompagnatori nelle loro famiglie, mentre degli altri 232 rientrati solo 55 sono stati assegnati (27 ad agenzie governative, 13 a compagnie private, 5 ad agenzie federali, 3 ad altre unità militari, 7 a civili).

Purtroppo molti altri sono semplicemente stati abbandonati a se stessi o soppressi vista la difficoltà di gestire un cane altamente addestrato e con sindrome post traumatica. Il dipartimento della difesa ha ammesso di aver preso sottogambra la gestione post missione dei suoi soldati (perchè sono a tutti gli effetti dei soldati) ma resta il fatto che, se non fosse stato per l’intervento dei loro commilitoni umani (in tutti i sensi in questo caso) sarebbero rimasti nelle pieghe di un apparato burocratico, dimenticati da tutti.

Insomma: i soldati americani hanno dimostrato di considerare questi cani al pari di ogni commilitone, e consapevoli che “non si lascia nessuno indietro” hanno fatto ciò che i loro capi avrebbero dovuto fare: garantire loro un giusto trattamento.

E voi che ne pensate? adottereste un cane militare?