Nell’ultimo periodo abbiamo assistito a parecchi controlli su delle strutture che si autodefinivano allevamenti. I risultati sono stati – fortunatamente – la loro chiusura e lo spostamento dei cani in altri luoghi, sani e adatti alle loro necessità.

Purtroppo quello dei cani è un vero e proprio business, che porta indotti notevoli nella casse di persone senza scrupoli che, pur di lucrare, non si preoccupano di fornire ai piccoli amici a quattro zampe le strutture o le attenzioni adeguate.

L’ultimo caso è quello del sequestro di un sedicente allevamento a San Zenone, che i Carabinieri hanno controllato e chiuso dopo aver riscontrato:

  • l’assenza dei requisiti strutturali minimi
  • l’assenza delle autorizzazioni da parte dell’ASL locale
  • la presenza di cani non microchippati
  • l’impossibilità di risalire all’origine dei cani

Insomma: una struttura che ospitava un numero considerevole di cani senza alcun controllo.

quello che in gergo si dice un lager atto a sfornare cuccioli da vendere a prezzi “fuori mercato”.

Tra le razze erano presenti diversi Weimaraner, Siberian Husky e Bracchi tedeschi.

Visto il numero di esemplari presenti (parliamo di oltre 50 cani) e avendo valutato un loro stato generale buono (che si traduce in: i cani non erano stati maltrattati) i Carabinieri hanno disposto l’affidamente dei cani allo stesso trasgressore, che dovrà pagare una multa di 5mila euro e mantenerli in buona salute, oltre naturalmente a provvedere alla loro microchippatura.

Il controllo effettuato a San Zenone è solo l’ultima di una serie di verifiche fatte sul territorio, e che mirano a ridurre il numero di allevamenti non regolamentari. I problemi che questi improvvisati allevatori possono causare sono notevoli, e impattano sia sugli allevatori che svolgono con professionalità e competenza il proprio lavoro che sugli acquirenti finali, che si trovano a dover gestire un cane che non sempre rispecchia le caratteristiche di razza.