In molte città italiane il verde non abbonda, e quando capita che ci sia un parco disponibile la prima cosa che appare di fianco agli ingressi è il cartello con la lista di ciò che è vietato fare. Contrariamente ai paesi anglosassoni, che vedono il parco come un luogo di aggregazione e spingono affinchè le persone lo utilizzino (in maniera civile ovviamente), in Italia di fianco agli ingressi appaiono le liste dei divieti che normalmente includono:

  • L’accesso ai cani
  • Giocare a pallone
  • Picnic

Insomma: il parco dovrebbe essere visto alla stregua di un museo, e non vissuto. Ma sono leciti questi divieti? in particolare è possibile vietare l’accesso con un cane? e cosa si rischia ad ignorarlo?

Il divieto viene normalmente deciso per salvaguardare i cittadini (che potrebbero essere aggrediti da un cane incustodito) e per evitare che le deiezioni dei cani possano rendere insalubre il parco. Una sorta di azione preventiva basata sull’assunto che i proprietari degli animali arrivino nel parco e liberino i cani, disinteressandosi poi di ciò che faranno.

Per quanto l’intenzione possa essere encomiabile (mi riferisco al tentativo di prevenire – una volta tanto – invece che curare) si scontra con un diritto acquisito: quello della libera circolazione. Diritto quest’ultimo che non può essere limitato in maniera arbitraria dal Sindaco, il quale può (e deve) attivare i controlli affinchè venga sanzionato chi accede ai parchi pubblici senza essere munito di paletta per raccogliere le deiezioni del proprio cane, nell’ottica di preservare il verde pubblico, o senza guinzaglio e museruola, ma non può limitare l’accesso al verde pubblico.

Secondo la sentenza n. 5836 del 17 Maggio 2016 emanata dal TAR Lazio impedire l’accesso al parco è oltremodo limitativo della libertà di circolazione del singolo, e vìola i principi di adeguatezza e proporzione dal momento che non bilancia le esigenze dei cani (e dei relativi proprietari) con coloro che non hanno il cane. Quindi il diritto di circolazione viene garantito e salvaguardato annullando l’eventuale decisione del Sindaco.

Resta evidente la necessità da parte del proprietario del cane di fare in modo che il proprio amico a quattro zampe non infastidisca gli altri, e giochi all’insegna della civile convivenza.